Altro che forme di vita aliena: il primo oggetto non identificato sul pianeta Marte si è rivelato essere… spazzatura.
Il rover Perseverance della Nasa ha infatti trovato un oggetto sul pianeta rosso identificato successivamente come un frammento di una termocoperta termica che si è staccata - probabilmente - dal rover stesso, il giorno dello sbarco sul cratere Jezero il 18 febbraio 2021.
La missione Mars 2020, lanciata il 30 luglio 2020 e tuttora in corso, è stata avviata con lo scopo di raccogliere campioni di rocce e cercare segni di vita sul pianeta rosso: purtroppo, l’unico segno di simil vita trovata è stata proprio spazzatura umana.
Un evento che dovrebbe invitarci a riflettere sul nostro futuro e su come trattiamo sia la Terra sia lo spazio intorno a noi.
Pensiamo sempre che il digitale non crei rifiuti: del resto, è digitale e quindi è fatto di segnali e impulsi, privi di materialità.
Eppure, è stato dimostrato che i Bitcoin, e le criptovalute in generale, hanno un forte impatto in termini di inquinamento.
L’estrazione del Bitcoin, infatti, è un processo del tutto virtuale ma che necessita di quantità di energia enormi. Inoltre, esiste anche il problema della riconversione di impianti di produzione di energia elettrica a fonti fossili dismessi.
Gli e-waste, cioè i rifiuti elettronici provenienti dai dispositivi guasti, inutilizzati o sempre più spesso semplicemente obsoleti, stanno inoltre diventando sempre di più. Ogni anno la sola generazione dei Bitcoin produce oltre 30 mila tonnellate di e-waste, una quantità simile a quella creata da una Nazione occidentale e altamente industrializzata come i Paesi Bassi.
Non è più un mistero: la fast fashion e il mondo della moda in generale ha un impatto gigantesco sul pianeta.
Secondo lo studio L’Italia del riciclo 2021 realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da Fise Unicircular, il settore tessile ha infatti prodotto nel 2019 circa 480.000 tonnellate di rifiuti, con un deciso aumento (+39%) rispetto al 2010.
Il problema è anche la difficoltà di riciclare questi tessuti, spesso composti da filati non naturali e derivati dalla plastica o da materiali artificiali (come il poliestere).
In questo senso c’è una buona notizia: il consorzio Ecotessili ha deciso di iniziare a fare qualcosa di concreto, annunciando di voler promuovere un progetto pilota per la raccolta, il riutilizzo e il riciclo dei rifiuti tessili.